domenica 28 febbraio 2010

LIBRI: Stilos, libri con stile

Ho scoperto per caso una rivista di libri bellissima, si chiama Stilos. Mio fratellino mi ha mandato un messaggio al cellulare: quando vai in città mi prendi Stilos? Parla di libri.
Ero in città e l’ho trovata subito, alla prima edicola. Più difficile trovarne il prezzo. Io e l’edicolante, una tipa in parte somigliante alla Gradisca felliniana, ci abbiamo messo dieci minuti buoni. Chissà il perché, era sul bollino rosso. Comunque, costa quattro euro e li vale tutti.
Interviste splendide: dal mio Carlotto e il nostro nordest a Lucarelli e la ferita aperta di Genova 2001, dall’inviato nel mondo Ettore Mo all’intellettuale critico Stajano e la Milano capitale (im)morale d’Italia. E poi Tabucchi, un bel ritratto di Stieg Larsson, Mozzi, un piccolo libro di Camilleri in regalo …ma il piatto forte è I diavoli di Sarno, saggio sgradito alla chiesa e finito per questo al macero. Qui tutta l’incredibile storia, dalle ricerche alla pubblicazione, la distruzione e l’uscita presso un nuovo editore. Tutto ciò ai nostri giorni, non nel ‘700.
Questo di Stilos è il primo numero della nuova serie. Non lo conoscevo e non conosco gli editori, ma chi ci scrive mi sembra gente preparata e in gamba. Una gradita sorpresa. Cercatelo. Lo cerchi anche mio fratellino, perché questa copia la tengo io…
PER ALTRE INFO http://www.stilos.it/

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giovedì 25 febbraio 2010

Mostra FRIGOLANDIA al giro di boa e FRIGIDAIRE n.222 in edicola ...

È in dirittura d’arrivo la Mostra FRIGOLANDIA: Passato e Futuro dell’Arte Maivista (a Perugia fino a domenica prossima).
Sabato, ci sarà la Terza inaugurazione con musica, letture, proiezioni e molte sorprese...
Per saperne di più Mostra a Perugia. Seconda e Terza inaugurazione.

Sempre sabato, da non dimenticare il nuovo numero di FRIGIDAIRE in edicola. Come sempre in allegato al quotidiano http://www.liberazione.it/, solamente un giorno, il 27 febbraio. Non poteva mancare una mia rece: al cd della Barnetti Bros Band, vera novità d’inizio anno.

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martedì 23 febbraio 2010

Intervista ai Captain Mantell

Musica spaziale questa sera. Musica per chi crede possano esistere altre forma di vita nello spazio siderale: la musica dei Captain Mantell, trio veneto così chiamato in omaggio al capitano Thomas Mantell, il primo pilota militare scomparso all’inseguimento di un UFO (e ovviamente al bassista/voce della band, il quasi omonimo Tommaso Mantelli, fresco nuovo componente anche de Il Teatro degli Orrori). Completano il gruppo Nicola Lucchese, alias Doctor Ciste (elettronica) e Omero Vanin, alias Sergente Roma (batteria).
Forse Kubrick si era sbagliato, la vera odissea nello spazio è quest’anno, il 2010, a sentire il punk sbatticoda del loro cd da poco uscito per Hypotron/Irma Records: Rest in Space. Dieci pezzi per trenta minuti di musica dove l’elettronica viene usata per espandere la mente e il corpo. Da Uri Geller a Incident 33 è tutto un battere e sbattere tra musica e icone pop, come dentro la più alternativa disco del mondo, mentre fuori il mondo si sta sfaldando. In realtà non è una discoteca, ma una navicella spaziale che ci potrà salvare. L’unica per noi! Ma per avere informazioni di prima mano sul come salirci è meglio sentire l’equipaggio … Pronti per il viaggio?
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/captainmantell

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sabato 20 febbraio 2010

CINEMA: La prima cosa bella/Soul Kitchen

Se avete voglia di canzoni andate al cinema lasciate perdere la tv. In questi primi mesi dell’anno ho visto due film “ispirati” da una canzone meritevoli di una visione. La prima cosa bella di Virzì, per esempio, pellicola adatta a saziare il vostro appetito nazionalpopolare: canzonette pop del passato come quella del titolo, sagre strapaesane, rotocalchi rosa, amanti focosi e/o impacciati davanti a donne innocenti e un po’ puttane.
È il mondo visto dal piccolo Mastandrea (per questo da grande diventa un fallito e triste poeta pulp?), e dalla sorellina/Claudia Pandolfi (per questo da grande diventa una moglie repressa di un vigile logorroico che tradisce con il suo capo?). La madre di questi due, da giovane è Micaela Ramazzotti, ormai specializzata in donne di popolo, rozze e goderecce, ma alla fin fine molto umane. Da anziana è interpretata da Stefania Sandrelli, ormai morente, ma sempre pronta a divertirsi con niente e a ficcarsi nei guai.
Tra presente e passato Virzì racconta questa donna frivola e bella, cacciata dal marito e alla disperata ricerca di un tetto (per questo disponibile con i molti uomini che ne approfittano). Il film ha un buon ritmo, passa agevolmente dall’Italia anni ‘70° a quella di oggi, grazie anche a delle facce giuste e a una colonna sonora spiazzante e diversa dal solito (non i grandi pezzi dei Settanta, ma canzonette da musica leggera, quelle preferite dalla protagonista).
La prima cosa bella si mantiene sul livello della commedia all’italiana classica. Certo, non inventa nulla, ma ricorda quel misto di cinismo e umanità dei Monicelli e dei Risi ai quali si ispira (e omaggia pure direttamente). Come sempre cult Marco Messeri.

Una perfetta commedia europea è invece Soul Kitchen, di Fatih Akin. Qui, per sfortuna, la canzone dei Doors ispiratrice del film non c’è (costi vertiginosi ne hanno impedito l’inserimento, ha detto il cineasta in un’intervista), ma c’è un protagonista che assomiglia al vecchio Jim MorrisonAdam Bousdoukos, autore assieme al regista della sceneggiatura).
Scenario del film è il Soul Kitchen, ristorante che sembra un Centro sociale occupato. È gestito da Zinos, giovane di origine greca perseguitato dalla sfiga: la bionda fidanzata se ne va a fare la giornalista in Cina, il fratello esce dal carcere e sconvolge la sua vita, un nuovo chef con idee innovative sconvolge i suoi clienti e un fottuto mal di schiena lo tormenta.
Si ride dall’inizio alla fine, si ride di pancia, si ride fino alle lacrime. Mi sono sorpreso a ridere sguaiatamente senza inibizioni di fronte alle sventure del protagonista; non mi succedeva da anni al cinema. Memorabile la scena del massaggio con imbarazzante erezione o quella nella sala d’attesa dello strano guaritore da dove provengono urla impressionanti (è capitata pure a me una cosa simile: io però ero quello che urlava).
Giustamente premiato al festival di Venezia con il Premio Speciale della giuria (finalmente si premia il cinema comico) è un cult-movie con la forza trascinante di Blues Brothers. Tra una risata e l’altra ti racconta la nostra Europa multiculturale nell’Amburgo in trasformazione, con speculazione edilizia, tentativi di fottere il fisco (in tutti i sensi), locali notturni di tendenza, giovani musicanti…
Occhio alla massaggiatrice interpretata dall’attrice ungherese Dorka Gryllus (era presente pure nel memorabile Irina Palm): sarà risolutiva. La prossima volta che avrò mal di schiena cercherò lei.
Interessante il Sito Italiano

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giovedì 18 febbraio 2010

Meglio Sanremo dei Mariposa a Sanremo ...

Non ho mai capito perché Sanremo si scrive così e non San Remo, staccato, come San Benedetto del Tronto, San Martino di Castrozza, San Miniato e via di questo passo. Ora i Mariposa complicano le cose, dicendomi che Sanremo prende il nome da San Romolo… che casino, anzi, che casinò! Per questo l’allegro gruppo emilio-romagnolo-veneto-siculo-toscano ha fatto una canzone (intitolata semplicemente Sanremo) e l’ha messa online e in rotazione radiofonica nei giorni del cosiddetto festival della canzone italiana.
La loro è una vera canzone italiana, con una vecchietta invidiosa di un'altra perché alla slot machine vince dove lei ha perso tutta la sua pensione. Ironia e pop soave alla loro maniera, per raccontare l’Italia di oggi, quella del Gratta e Vinci, dell’invida e di come dobbiamo investire i nostri magri guadagni … e poi per dimenticare Sanremo non c’è altro sistema: ascoltare Sanremo.
PER SCARICARE SANREMO ANDATE A QUESTO LINK
http://www.naufragati.com/index.php/discografia/sanremo/

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martedì 16 febbraio 2010

Intervista agli Outopsya

Mi fa piacere avere sul blog in questa serata sanremese un gruppo lontanissimo da quel rutilante spettacolo televisivo moralista, fintoperbenista, banale, noioso e chi più ne ha più ne metta, in onda sugli schermi televisivi in questi giorni: gli Outopsya, da Rovereto, la cittadina in provincia di Trento nota anche per il Mart, museo all’avanguardia (da vedere).
Gli Outopsya sono proprio l’opposto di quel mondo, visto e sentito con le mie orecchie l’audace sperimentalismo tecnico (fondono a temperature altissime da scottarsi metal, fusion, progressive), constatato che le loro non sono proprio canzonette con rime baciate cuore/amore, letto dell’originale scelta del gruppo di comparire in immagine il meno possibile. Insomma, dietro agli Outopsya c’è sostanza, chimica magari, ma di qualità. L’ho sentita ascoltando il loro recente Sum, uscito sul finire del 2009 presso Videoradio.
Sembra di vederle uscire dal lettore cd le canzoni di questo disco. C’è qualcosa da alchimisti nel fare musica dei due ragazzi di Rovereto. Quale il segreto? Lo sveleranno, forse, questa sera. Siamo pure vicini geograficamente, non ho bisogno manco del satellite. Basta un ponte radio. Pronti?
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/outopsya

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sabato 13 febbraio 2010

Passato e Futuro dell’Arte Maivista

Si apre oggi alle ore 16 la mostra FRIGOLANDIA Passato e Futuro dell'Arte Maivista. La mostra è a Perugia, presso l’ex Chiesa della Misericordia e resterà aperta fino a domenica 28 febbraio. Ingresso libero, dalle 11 alle 19.
Arte Maivista? Secondo i due fondatori, Vincenzo Sparagna e Andrea Pazienza, si tratta di un’idea beffarda e decisamente poco seria, ma proprio per questo adatta ad indicare un modello di arte “altra”, né alta, né bassa, in fuga dagli schemi accademici e di mercato, imprevedibile e quindi ovviamente imprevista, assolutamente d’élite, ma anche profondamente popolare.
Chi conosce Frigidaire può capire …
La mostra, a quanto ho letto, è ampia, in gran parte inedita, con nomi storici accanto a quelli dei giovani del gruppo. Una ghiotta occasione per approfondire.
Per saperne di più FRIGOLANDIA. Passato e Futuro dell’Arte Maivista

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giovedì 11 febbraio 2010

Il giornalista sul tetto

Per questo mio post mi è venuto in mente un titolo ironico e citazionista, Il giornalista sul tetto, tipo quelli che, tra le altre cose, hanno reso famoso il manifesto. Purtroppo non c'è nulla da ridere, come è noto, la crisi economica è anche crisi di democrazia e ridurre le voci fuori dal coro è un brutto segnale.

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martedì 9 febbraio 2010

Intervista agli Heike Has The Giggles

La freschezza e la rabbia giovane di un film Novelle Vague, o, meglio, Free Cinema, la velocità scattante del primo rock e le contaminazioni del grunge. Insomma un concentrato vitaminico della cultura più viva del secolo scorso travasata nel nuovo. Loro sono solo in tre, ma a sentirli non lo diresti, poco più che ventenni, anche se sembra incredibile visto i tanti festival che hanno frequentato e i concerti fatti, vengono da Solarolo, in provincia di Ravenna (paese natale pure di Laura Pausini, e questa è la cosa più incredibile di tutte…).
Dopo un paio di demo autoprodotti sono finalmente giunti al primo cd, Sh!, accompagnati dalla nuova label indipendente Kitano. Sh!, un invito al silenzio in questa società dove si parla troppo e non ci si capisce? Una fine ironia? Nella loro musica non c’è spazio per il silenzio, vista l’energia totale del classico chitarra, basso e batteria, più una voce potente anche se delicata. Ma mi sembra di svelare troppe cose e di sbrodolare... meglio lasciare il posto alla più vera indie-band in circolazione. Ci siete Heike Has The Giggles?
... a proposito, preferite che vi chiami Heike o HHTG?
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/heikehasthegiggles

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domenica 7 febbraio 2010

Barnetti Bros Band: liberi, pericolosi, armati ... di canzoni

Le facce poco raccomandabili nell’immagine di sopra, sono quelle di Sonny, Giovannino, Billy e Vince Barnetti, quattro cantastorie e fuorilegge, che si sono messi insieme per fare un nuovo cd (a scattare la foto pare sia stata la moglie di Vince, Assunta). Sono andati fino a Chupadero, nel deserto del New Mexico, a 2700 metri di altezza, dove, nello studio di Jono Manson (cugino e collaboratore dei fratelli Coen, tra l’altro…e somigliante un sacco a Giovannino Barnetti) ne hanno fatte di cotte e di crude.
Se fosse un film sarebbe uno spaghetti western, ma è un album, ricco di ospiti, di giravolte tra States e Italia, riletture originali e/o spiazzanti, omaggi a banditi senza tempo, da Tiburzi a Billy the Kid, da Stefano Pelloni ai bulli del Bronx, camicie rosse di Garibaldi dall’altra parte dell’oceano (non a caso lo chiamavano l’eroe dei due mondi), donne marinaio per amore nell’Inghilterra del ‘700 (Ballata di Hannah Snell, che canzone ragazzi!), ladri gentiluomini con il fucile nascosto nella custodia del violino. Stracult!
Una rece meno emozionata la troverete da qualche parte, quando sarò stanco di ascoltarli. Se volete farlo anche voi, o, semplicemente, saperne di più, andate direttamente al sito incriminato: http://www.barnettibrosband.com/

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giovedì 4 febbraio 2010

Carlotto e la crisi su il manifesto

Quando lo leggo, che siano articoli, libri o altro, mi compiaccio del nome che mi sono dato. E allora, vi segnalo questo articolo apparso sulla prima pagina de il manifesto di ieri, mercoledì 3 febbraio 2010…e ditemi se non ho scelto bene!
QUATTRO MORI E UN LEONE
di Massimo Carlotto
Gli operai di Portovesme hanno messo in conto anche le manganellate ma a tornare indietro non ci pensano proprio. La storia dell'Alcoa di Portovesme è l'ennesimo esempio dell'uso spregiudicato di un territorio usa e getta come la Sardegna. Multinazionali e cordate di ogni risma si gettano sull'isola e sulle sue ricchezze, pronti ad andarsene senza nemmeno salutare quando l'osso è ben spolpato. La situazione è disastrosa e i lavoratori dell'Alcoa hanno capito che non è in ballo solo il posto di lavoro ma il loro futuro perché se perdono trovare un'altra occupazione sarà davvero dura …
PER LEGGERLO TUTTO CLICCA QUI QUATTRO MORI E UN LEONE
SITO DI CARLOTTO QUI http://www.massimocarlotto.it/

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martedì 2 febbraio 2010

Intervista ai Nosound

Ancora una volta un gruppo italiano con etichetta straniera. Ancora una band di rock contaminato/contaminante, sono di scena questa sera i Nosound e il loro senso di perdita. A sense of loss s’intitola infatti il recente album uscito presso la britannica Kscope, un cartonato denso e stratificato con sei canzoni che vanno ben al di là del concetto di musica rock (non lo dico solo per il perfetto innesto del quartetto d’archi, il Wooden Quartet, diretto da Enrico Razzicchia e manco per il ghiottissimo dvd allegato).
Indefinibili, poco assimilabili ai gruppi della loro generazione, i Nosound fanno un tipo di musica da sempre rara nel nostro paese: progressive gli avremmo definiti nei Settanta, post-rock oggi. Pink Floyd, Sigur Rós, Porcupine Tree, Steven Wilson, Brian Eno … e via di questo passo, sono i nomi associati alla band romana, che giunta al terzo cd può ben dire di aver raggiunto una maturità e/o tipicità da far scuola lei stessa. Allora dico che i Nosound assomigliano solo ai Nosound e lascio la parola a Giancarlo Erra, se è pronto (forse in Italia, forse a Londra ...) e chi altri ci vorrà essere …
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/nosoundnet

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